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Nell'ultimo anno il gruppo AAI è stato costantemente impegnato nel passaggio al "secondo fattore di autenticazione". Se passare al secondo fattore è stato tutto sommato abbastanza lineare da un punto di vista tecnico, molto complessa si è invece rivelata l'adozione globale portata a termine a inizio aprile. Molte sono state le resistenze, basti pensare al fatto che circa il 50% degli utenti è passato al secondo fattore solo nel momento in cui è diventato obbligatorio.
Ci è apparso chiaro che a dispetto del notevole livello tecnologico del nostro Ente la transizione a tecnologie digitali si può rivelarsi complessa sulla scala INFN e fare qualcosa di semplice (che facciamo tutti per la banca ad esempio) può anche essere rifiutato.
Perché?
Il gruppo AAI ha provato a riflettere sul problema anche per facilitare eventuali future transizioni digitali su scala nazionale. Di seguito alcuni spunti di riflessione.
Quanto conta lo storytelling? AAI è una infrastruttura nazionale ma poi sono stati i singoli e le singole sedi a dover effettuare il passaggio. Esistono diversi modi per raccontare la stessa cosa. Può essere la modalità del racconto a influenzare la partecipazione?
Le istruzioni sono state cambiate in corsa perché ritenute troppo difficili. Anche se una certa complessità nasceva dal vincolo di dover permettere un secondo fattore senza smartphone, erano davvero così complicate? Come sono le istruzioni semplici? Cosa è davvero efficace?
E' davvero necessario evitare di usare lo smartphone?
L'inclusività. Capire che il secondo fattore poteva rappresentare un problema per alcuni colleghi ci ha fatto riflettere sul fatto che in ogni progetto l'inclusività deve essere by default e by design.
Le analisi di quanto sopra, effettuate all’interno della collaborazione AAI-WG, saranno esposte in una presentazione mantenuta breve per lasciare lo spazio adeguato alla discussione e alla riflessione collettiva