Dialoghi su Scienza e Società

Europe/Rome
Aula Amaldi (Dipartimento di Fisica - Ed. G. Marconi)

Aula Amaldi

Dipartimento di Fisica - Ed. G. Marconi

Carlo Cosmelli
  • Thursday, 1 March
    • Scienza: Formazione, Comunicazione e Informazione
      • 1
        Apertura convegno
        Speaker: Giancarlo Ruocco (Direttore del Dipartimento di Fisica, Sapienza Università di Roma)
      • 2
        IL ruolo della Scienza in un mondo fragile
        "La realtà ha la sconcertante abitudine di metterci di fronte all’imprevisto, per cui, appunto, non eravamo preparati". Questa citazione di Hannah Arendt si addice particolarmente al nostro periodo storico. Non eravamo preparati alla crisi energetica, alla crisi climatica, alla crisi economica, alla crisi finanziaria e tanto meno al loro perverso intrecciarsi. Il mondo è fragile perché è un sistema molto complesso e in troppo rapido cambiamento. I punti critici sono le disuguaglianze sociali (la forbice fra ricchi e poveri si allarga sempre di più, sia fra paesi diversi che all'interno dello stesso paese) e l'insostenibilità ecologica (consumo delle risorse, accumulo di rifiuti). L'espansione incondizionata della scienza e della tecnologia lo rendono ancora più fragile perché aumenta le disuguaglianze sociali e, allo stesso tempo, il consumo di risorse. E' urgente un'operazione culturale che la scienza ha il dovere di promuovere: far capire a tutti, e in particolare ha chi a responsabilità amministrative e politiche, che dovendo vivere tutti assieme su questa stessa Terra bisogna ridurre le disuguaglianze sociali e l'insostenibilità ecologica. Oltre a questo ruolo culturale la scienza, nello scegliere le direzioni in cui espandersi, deve guardare lontano nello spazio e nel tempo: alla situazione di tutti gli abitanti della terra e alle future generazioni. E' sempre più attuale il monito di Hans Jonas: "... è lo smisurato potere che ci siamo dati, su noi stessi e sull’ambiente, sono le immani dimensioni causali di questo potere ad imporci di sapere che cosa stiamo facendo, e di scegliere in quale direzione vogliamo inoltrarci".
        Speaker: Vincenzo Balzani (Professore emerito di Chimica, Università di Bologna)
      • 3
        Quando le mani parlano, gli occhi le stanno ad ascoltare. Comunicare scienza a tutti, attraverso gesti e segni.
        "Se i gesti sono preziosi strumenti per conoscere gli altri e per farsi conoscere da loro, in alcuni casi rappresentano il veicolo stesso della comunicazione." (Francoise Kostolany, "Connaitre les autres par les gestes", 1976). Il gesto manuale e/o corporeo rappresenta, dunque un importante completamento delle possibilità umane di comunicare, anzi il linguaggio stesso può essere considerato un sistema integrato di gesti e parole (McNeill, 2000 ). Dell'uso sistematico dei gesti a fini comunicativi si parla per la prima volta intorno all'anno Mille. San Benedetto suggeriva ai seguaci della sua regola, cui era fatto divieto dell'uso della parola, di esprimersi "con qualche segno". Uomini del silenzio ancor più dei monaci trappisti, i sordi hanno trovato un'altra via per realizzare la loro facoltà di linguaggio, utilizzando i gesti manuali o segni per comunicare. Questa forma di comunicazione non è una semplice pantomima, ma è una vera lingua, una lingua dei segni con caratteristiche molto complesse. La comunità Sorda vive accanto a quella udente, ma la sua integrazione in essa è spesso difficile: troppo spesso, una difficoltà comunicativa si traduce in una “fuga”, piuttosto che in un reale tentativo di trovare le strategie comunicative più idonee che consentirebbero di avvicinarsi. Possono formarsi così, quelle minoranze linguistiche e sociali che Moscovici (1976), definiva non solo (e non necessariamente) in base al numero, ma anche al loro status marginale, alla loro mancanza di potere. Tra queste minoranze si possono inserire le comunità di sordi che, pur possedendo una propria lingua e cultura, consolidate tanto quanto le nostre, non ne vedono a tutt’oggi il pieno riconoscimento. La lingua è un primo e fondamentale mezzo per entrare in contatto con una cultura diversa dalla propria, ogni lingua è uno strumento vitale per il riconoscimento degli altri come persone. Dobbiamo dunque impegnarci affinchè anche questa esigenza di identità abbia diritto di cittadinanza nella nostra società.
        Speaker: Olga Capirci (Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione –ISTC- del CNR, Roma)
      • 10:50
        Coffee break
      • 4
        Cittadinanza Scientifica
        Siamo entrati in una nuova era, che molti definiscono della conoscenza. In questa nuova era sta emergendo una domanda di estensione di nuovi diritti di cittadinanza, che molti definiscono di cittadinanza scientifica. I “diritti di cittadinanza scientifica” si sviluppano in almeno quattro dimensioni. Una è culturale: è il diritto all’informazione scientifica. È un diritto sia passivo (concreta possibilità di accedere alle informazioni, scientifiche e no;) che attivo (concreta possibilità di partecipare al dibattito pubblico sulle questioni scientifiche; possibilità di rendere pubbliche le informazioni). Un’altra è politica: è il diritto di compartecipare alle scelte che coinvolgono in qualsiasi modo la scienza (in ambito culturale, ecologico, economico, etico), attraverso tutte le possibili articolazioni della democrazia: rappresentativa, diretta (referendum) e deliberativa. Un’altra ancora è sociale: la conoscenza è un bene comune e le ricadute della produzione di conoscenza scientifica, come sosteneva Francis Bacon già nel XVII secolo, non deve essere a vantaggio di questo o di quello, ma dell’intera umanità. C’è, infine, una dimensione economica. I diritti di cittadinanza scientifica comportano non solo la possibilità di partecipare alla definizione delle politiche per un’“economia della conoscenza”, ma anche della possibilità di utilizzare la conoscenza scientifica per intraprendere un proprio progetto di lavoro. La cittadinanza scientifica è oggi una componente determinante della democrazia e, più in generale, della civiltà di un paese. Per soddisfare la domanda dei diritti emergenti di cittadinanza scientifica occorrono nuove “agorà”, che non sono state ancora pienamente individuate.
        Speaker: Pietro Greco (Fondazione IDIS-Città della Scienza, Napoli)
      • 5
        La comunicazione per una società democratica della conoscenza
        Parlare di cittadinanza scientifica, di comunicazione della scienza e della tecnologia, di partecipazione alle grandi scelte di civiltà vuol dire – anche – discuterne gli strumenti, in un’era caratterizzata da profonde trasformazioni sia negli assetti della ricerca che nel mondo della comunicazione. Tra gli strumenti “storici” della comunicazione scientifica vi sono i musei e poi dalla fine degli anni ’60 i science centre, che rappresentano, per varie ragioni, sia teoriche che pratiche, luoghi di particolare interesse anche ai fini di una scienza sempre più “partecipata” e sempre più in contatto con i diversi attori sociali. L’intervento – anche a partire dall’esperienza vissuta nella progettazione, realizzazione e gestione di Città della Scienza di Napoli – proverà a delineare le caratteristiche di una comunicazione scientifica al grande pubblico nella dimensione contemporanea che (anche alla luce dei vincoli imposti dalla crisi degli ultimi anni) non si limiti a trasmettere nozioni e informazioni, ma che si ponga soprattutto il problema di stimolare il senso critico e la partecipazione attiva dei cittadini, in un’ottica di sostenibilità anche economica.
        Speaker: Luigi Amodio (Direttore della Fondazione IDIS – Città della Scienza di Napoli)
      • 6
        domande e interventi
    • 13:30
      pausa pranzo
    • Etica e responsabilità nella scienza
      • 7
        Responsabilità degli scienziati e disarmo nucleare
        Discuterò brevemente, (onde lasciare spazio a domande e risposte) quella che io ritengo sia la particolare responsabilità, sulla questione del disarmo nucleare, di scienziati che abbiano qualche competenza di fisica nucleare.
        Speaker: Francesco Calogero (Dipartimento di Fisica, Sapienza Università di Roma)
      • 8
        Che genere di responsabilità per la scienza post-moderna
        Il titolo della comunicazione vuole segnalare due aspetti importanti ai fini di una visone più realistica del futuro della scienza, giocando sul termine genere. Da un lato, infatti, si vuole mettere a fuoco l’assetto della scienza contemporanea, dall’altro si vuole segnalare l’importanza della presenza femminile in essa. La struttura della scienza contemporanea è profondamente cambiata. Non a caso, infatti, si parla di scienza post-accademica, per il suo propagarsi pervasivo dalle sedi istituzionali a tutta la società, in particolar modo nei mercati. I tempi ed i modi con cui ciò avviene sono spesso di difficile percezione e controllo, fino al momento in cui ci accorgiamo che la tecnologia sradica valori consolidati e influenza immagini e simboli delle nostre eredità culturali. Questa dimensione comporta ruoli e assunzioni di responsabilità più ampie che per il passato, per chi fa scienza. Le donne, a lungo escluse da essa, sono un’energia vitale eccezionale, entrano con preparazione, coraggio, entusiasmo nelle discipline scientifiche (come dimostrano molti dati). L’impresa scientifica le trova più problematiche rispetto alla scelta dei settori, in cui mostrano di non dimenticare dimensioni più allargate dei temi che studiano, inclusa quella etica, nei confronti degli esiti del loro lavoro.
        Speaker: Flavia Zucco (Biologa, già Dirigente di ricerca CNR)
      • 16:10
        coffee break
      • 16:30
        brano da "Guida Galattica per autostoppisti" di Douglas Adams (1979)
      • 9
        Il principio di responsabilità, le riflessioni di Hans Jonas
        Sullo sfondo di uno stretto intreccio fra ‘filosofia della natura’ ed etica e tenendo come punto di riferimento costante la questione della libertà umana, Hans Jonas dedica la sua opera più importante (Das Prinzip Verantwortung, 1979) all’analisi delle conseguenze del dilagare di quel “Prometeo irresistibilmente scatenato” rappresentato da una tecnica moderna alimentata dalla scienza e implementata dall’economia. L’accresciuto potere tecnologico e le minacce che esso quotidianamente porta alla biosfera si avviano a trasformare la natura stessa dell’agire umano. Ciò impone l’adozione di nuovi imperativi etici, tutti ‘ecologicamente’ forti, come ad esempio: “Non mettere in pericolo le condizioni della sopravvivenza indefinita dell’umanità sulla terra”. La libertà dell’uomo diventa allora pensabile solo nel pieno rispetto (quasi metafisico) dell’essere della natura e va declinata come una forma di responsabilità costantemente attenta al presente e programmaticamente rivolta al futuro. Bibliografia essenziale di riferimento: - H. JONAS, Scienza come esperienza personale. Autobiografia intellettuale, Morcelliana, Brescia 1992 - H. JONAS, Il principio responsabilità. Un’etica per la civiltà tecnologica, Einaudi, Torino 1990 - H. JONAS, Memorie, il nuovo melangolo, Genova 2008 - H. JONAS, Problemi di libertà, a cura di Emidio Spinelli, con la collaborazione di Angela Michelis, Nino Aragno Editore, Torino 2010 - C. BONALDI, Jonas, Carocci, Roma 2009 - P. BECCHI, Hans Jonas. Un profilo, Morcelliana, Brescia 2010
        Speaker: Emidio Spinelli (Dipartimento di Filosofia, Sapienza Università di Roma)
      • 10
        Agenti artificiali autonomi tra mondo “reale” e mondo “virtuale”
        Tecnologie recenti hanno portato, anche a seguito di diversi sviluppi dell’Intelligenza Artificiale, alla costruzione di agenti artificiali “reali”, i robot, e “virtuali”, i softbot. La crescente autonomia che caratterizza tali agenti nell’interazione con gli esseri umani pone inediti problemi. Si pensi al caso della robotica autonoma nelle sue diverse applicazioni (per esempio, nel settore militare), o a quello dei software dedicati all’utilizzo di informazioni sensibili o al sabotaggio di servizi nella rete. In questo intervento mi propongo di esaminare alcune implicazioni dell’impatto di queste diverse tecnologie sull’organizzazione sociale.
        Speaker: Roberto Cordeschi (Dipartimento di Filosofia, Sapienza Università di Roma)
      • 11
        domande e interventi
      • 19:20
        studio su "Gli ubriachi" di Antonio Alamo (1993)
    • Scienza, Filosofia e Democrazia in una società laica
      • 12
        Diffusione della cultura scientifica
        E’ necessario che in Italia cresca e si affermi sempre più una vera cultura scientifica. Va rivendicato con energia che la scienza e non solo la cultura umanistica, è cultura universale: su questa apparente ovvietà né la scuola né la mentalità dominante nel paese consentono. I luoghi comuni del neo idealismo italiano rischiano da un secolo di tenere il paese fuori dalla modernità. La scuola per tutti è diventata oggi un diritto fondamentale. Occorre però, anche per questo, cambiare il modo in cui la scienza è insegnata, e cioè superare l’antica metodologia trasmissiva, a favore di un sistema educativo learning-centred. In altri termini, un corretto rapporto fra l’elaborazione scientifica dei saperi ed il corrispondente profilo educativo, che acquista esso stesso rilevanza scientifica, per favorire il protagonismo studentesco nell’itinerario degli studi. Infine occorre attenzione alla valenza sociale della scienza, che è un’acquisizione della crescita democratica e del grande peso che la conoscenza ha conquistato nella società contemporanea. Di qui anche il bisogno di un’affermazione diffusa del metodo scientifico. La terza missione dell’università propone un rapporto fra scienza-cultura scientifica e comunicazione sociale- cittadinanza, per assicurare un’efficace ricaduta sulla società della crescita culturale complessiva.
        Speaker: Luigi Berlinguer (Deputato al Parlamento Europeo)
      • 13
        Nuove Tecnologie, nuovi diritti, nuova democrazia
        Speaker: Stefano Rodota' (Professore Emerito di Diritto civile della Facoltà di Giurisprudenza, Sapienza Università di Roma)
      • 10:55
        coffee break
      • 14
        Responsabilità etiche, istituzioni democratiche ed avanzamenti scientifici
        La società italiana continua a dovere affrontare anche agli inizi del XXI secolo situazioni nuove generate dai grandi avanzamenti nelle conoscenze scientifiche e nelle loro ricadute nelle pratiche di vita . Accanto alle questioni della bioetica, che sono state affrontate già nell’ultimo decennio del XX secolo, si sono poste le questioni legate alle conoscenze sempre più diffuse e consolidate sul cambiamento climatico globale e le sue conseguenze per gli esseri umani. L’intervento vuole discutere criticamente la riflessione che nella cultura italiana ( come del resto in tutto il mondo occidentale ) si è aperta sui modi di rendere possibili risposte a tali questioni che garantissero la stabilità e la vita pacifica della società . Si proverà a mostrare come al di là delle diversità anche significative le questioni della bioetica e quelle del cambiamento climatico sollevano analoghe difficoltà per i tentativi di risolvere le tensioni sociali che esse possono generare in termini di una soluzione esclusivamente istituzionale . Fermo restando che la soluzione sociale non può non ricorrere al metodo della democrazia intesa come governo per mezzo della discussione pubblica, nell’intervento si richiameranno quelle analisi che suggeriscono che tale metodo va integrato . In particolare si seguirà quel filone che elabora la tesi per cui la risposta istituzionale può risultare efficace solo se preceduta da una crescita etica della cittadinanza che passa attraverso una revisione e ampliamento delle concezioni tradizionali della responsabilità morale .
        Speaker: Eugenio Lecaldano (Professore Emerito presso il Dipartimento di Filosofia, Sapienza Università di Roma)
      • 15
        L'obiezione di coscienza in Italia
        Quando oggi pensiamo agli obiettori di coscienza, ci vengono in mente i ginecologi che non vogliono eseguire interruzioni di gravidanza. In realtà l’obiezione di coscienza ha confini molto più vasti: le leggi che prevedono l’obiezione di coscienza sono quelle che regolano la sperimentazione animale e le tecniche riproduttive, oltre alla interruzione volontaria di gravidanza. Non solo: da quando gli obiettori si opponevano all’obbligo di leva, c’è stato un profondo cambiamento semantico dovuto proprio all’entrata dell’obiezione in una legge positiva (la prima è stata proprio quella che prevedeva il servizio civile alternativo a quello armato). Se fino a quel momento l’obiezione di coscienza si opponeva a una legge, a un divieto o a una imposizione (contra legem), in seguito è stata legalizzata e addomesticata. L’obiezione di coscienza è entrata nel sistema normativo e l’obiettore, seppure a certe condizioni, è stato autorizzato dalla legge. Perché non cambiarle nome? Da scelta individuale e non lesiva degli altrui diritti, l’obiezione di coscienza è oggi spesso brandita come arma contro l’esercizio delle singole volontà. È un destino buffo per uno strumento dal sapore liberale e libertario, più affine all’individualismo e alla disobbedienza civile che all’autoritarismo e al moralismo legale.
        Speaker: Chiara Lalli (Filosofa - Bioeticista)
      • 16
        domande e interventi
    • 13:30
      pausa pranzo
    • Le interazioni fra Ricerca, Politica ed Economia
      • 17
        Italia, un declino senza ricerca
        Il titolo - “declino senza ricerca” - sintetizza la storia del nostro paese che è passato da un “miracolo” economico senza ricorrere al contributo della ricerca, negli anni 60-70, alla situazione di oggi, che, pur continuando a non utilizzare il contributo della ricerca, deve constatare, tuttavia, che il miracolo non si sta ripetendo. E poiché questo declino si verifica non da oggi in termini di divergenza economica nei confronti di paese europei, anch’essi soggetti alla crisi economica internazionale, dovrebbe essere evidente che non è questa crisi internazionale la causa del nostro declino. Se si cerca di sapere quali sono state le cause di questa nostra divergenza ci si trova di fronte ad una serie di motivazioni del tutto diverse e, comunque, poco convincenti. Quando una questione come questa non trova una spiegazione soddisfacente, nel mondo della ricerca c’è un metodo per cercare di uscire da simili empasse. Si cerca di ripetere l’esperienza incominciando da capo. Nello specifico si tratta di individuare quando quella divergenza si è avviata e che cosa in quel periodo è capitato da noi ma non negli altri paesi o il contrario La ricostruzione di questa vicenda internazionale porta ad evidenziare la necessita, da parte dei paesi avanzati, di correggere gli squilibri commerciali che si andavano accumulando a seguito, tra l’altro, delle crisi petrolifere. Lo strumento adottato è stato il ricorso alla conoscenza scientifica e tecnologica per produrre prodotti tecnologicamente innovati e, come tali, maggiormente competitive. Il nostro paese, invece ha scelto la strade delle svalutazioni competitive lasciando sostanzialmente inalterata la struttura e la specializzazione produttive e, quindi rinunciando alle maggiori dinamiche negli scambi commerciali e ai margini di maggiore valore aggiunto offerti dai prodotti HT. Una difesa debole che con l’avvento dell’euro era destinata comunque ad esaurirsi Ma la rinuncia agli strumenti della conoscenza non pesano solo sulla nostra bassa competitività economica ma su tanti aspetti della qualità della nostra vita civile, sociale e culturale.
        Speaker: Sergio Ferrari (ex dirigente ENEA)
      • 18
        "Governance della ricerca: università ed enti"
        La ricerca scientifica e l’università devono autogovernarsi, in modo da realizzare gli obiettivi scelti dal governo e dalla società. Le interferenze politiche dirette hanno effetti notevolmente negativi. Tuttavia se il sistema è lasciato a se stesso, senza controlli esterni, come è avvenuto in questi ultimi anni, tende naturalmente a degradarsi, a diventare autoreferenziale: si sviluppano potentati locali e il localismo impazza. Questo degrado può essere evitato con un sistema esterno all’università che renda i comportamenti virtuosi convenienti per i singoli professori. In questa conferenza parlerò di questo problema, di come è stato risolto in alcuni paesi e di come si potrebbe risolverlo in Italia.
        Speaker: Giorgio Parisi (Dipartimento di Fisica, Sapienza Università di Roma)
      • 16:10
        coffee break
      • 16:30
        "Nove volte Sette" di isaac Asimov (1957)
      • 19
        Lost in Translation - Il nuovo scenario globale dell'innovazione, in medicina e oltre
        La tumultuosa crescita di nuovi mercati e nuovi soggetti, la crisi di Big Pharma, l'esplosione di conoscenze biomediche creano un nuovo e diverso scenario globale dell'innovazione biomedica. Le misure che i governi occidentali adottano per adeguare il finanziamento della scienza al nuovo scenario rappresentano una trosione di 180 gradi rispetto all'era iniziata con la fine della seconda guerra mondiale, e ai suoi principi guida, che hanno influenzato la ricerca occidentale fino ad oggi.
        Speaker: Paolo Bianco (Dipartimento di Medicina Sperimentale, Sapienza Università di Roma)
      • 20
        Le politiche della ricerca
        La politica della ricerca è diventata una retorica senza contenuto. E’ sempre presente nel discorso pubblico sul futuro del Paese, ma continua ad essere assente nelle concrete azioni di governo. Eppure le cose non rimangono ferme. Anzi, il non governo del settore ha lasciato spazio ad una maggiore discrezionalità delle decisioni, soprattutto nell’allocazione dei finanziamenti. Meno politica della ricerca si risolve in più condizionamento della politica sulla ricerca. La valutazione può essere uno strumento utile per liberare la scienza da tali condizionamenti e per questo motivo è stata invocata da tanto tempo in Italia. Ora si comincia ad entrare nel merito e si prende coscienza dei problemi nuovi da risolvere, in gran parte riconducibili al principio, ben noto ai fisici, che ogni misura induce una perturbazione sul fenomeno rilevato, e ciò vale anche nel caso della valutazione dell’attività scientifica. Inoltre, c’è il pericolo che tutto ciò si tramuti in una nuova ideologia che applica all’organizzazione dei saperi i paradigmi economicistici, nonostante i fallimenti che questi hanno ottenuto nel proprio campo di applicazione. Si rischia inoltre di perdere di vista che oltre ad una corretta competizione è necessaria anche una cooperazione tra le attività scientifiche e più in generale con il sistema Paese.
        Speaker: Walter Tocci (Deputato alla Camera)
      • 21
        domande e interventi
      • 19:10
        Studio su "La mela di Alan" di Valeria Patera (2007)