Da alcuni anni il chimico affianca il restauratore e lo storico nello studio delle opere d’arte. La sinergia fra queste figure permette, avvalendosi delle analisi tecniche ed in particolare dalle analisi chimiche su pigmenti, su leganti pittorici e su altri componenti dei manufatti artistici, di conoscere la natura dei materiali antichi e il loro livello di degrado e di individuare la presenza di sostanze moderne. Il chimico pertanto sostiene il restauratore nelle sue delicate operazioni e conforta lo storico dell’arte nelle sue considerazioni, che altrimenti sarebbero basate solo su interpretazioni personali di tipo stilistico e di tecnica artistica. Ad esempio, uno dei problemi fondamentali che lo storico dell’arte deve affrontare nell’analisi di un dipinto è la sua datazione ossia l’attribuzione di una pittura ad un certo periodo storico o addirittura ad un ben determinato autore, individuandone l’autenticità ed escludendo che si tratti di una copia o addirittura di un falso. In fase di restauro, invece, si pone il problema di identificare eventuali ridipinture, che derivano da restauri precedenti, magari mal eseguiti, o da cambiamenti nel gusto che talvolta determinano lo stravolgimento dell’iconografia originale: in ogni caso si hanno apporti all’opera che non sono omogenei con il periodo storico a cui il quadro appartiene o dovrebbe appartenere.

Presso il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Genova, un gruppo di ricerca si è specializzato in questo settore, collaborando proficuamente con restauratori e storici dell’arte. In questo seminario, con un livello di approfondimento adeguato alle classi, verrà chiarito il ruolo del chimico nel settore della conservazione dei Beni Culturali, evidenziando quali sono i materiali impiegati in campo artistico, le proprietà chimico-fisiche e le metodologie analitiche per la loro caratterizzazione.